Un piccione viaggiatore dalla Colombera

Oggi parliamo di un altro tesoro legnanese, uno dei nostri edifici piu’ antichi ed affascinanti.

La maggior parte di voi sicuramente ne conosce bene la storia, ma la racconto brevemente per chi non ha avuto la fortuna di visitarla o l’occasione di studiarla.

La Colombera, o meglio la Torre Colombera, è un edificio quattrocentesco voluto dalla nobile famiglia Lampugnani come casotto di caccia. In opposizione al suo nome, la Colombera era abbellita da diversi affreschi di cui oggi residuano poche tracce, ossia solo tre strappi: “San Cristoforo”, “Madonna col Bambino” e “Teoria dei Santi”.

A riportarli alla luce, nel 1934 fu proprio quel Guido Sutermeister cui è intitolato il museo di cui abbiamo parlato la scorsa settimana e che ha destato interessanti riflessioni private con diversi lettori. Sutermeister recuperò anche altri affreschi da palazzi nobiliari legnanesi demoliti -barbaramente- negli anni del boom edilizio.

La Colombera si trova in un punto decisamente poco visitato della città, circondato da palazzi che lo rendono invisibile agli occhi di chiunque stia passeggiando per il centro. Pur essendo a poche decine di metri dalla chiesa di San Domenico, essendo piu’ basso degli edifici circostanti, non è visibile. Per raggiungerlo occorre accedere al cortile interno di un grande complesso che affaccia su via del gigante. Questo elemento ci fa già comprendere una delle criticità principali di questo POI cittadino.

Dopo l’intervento di restauro degli anni novanta, la Colombera non ha subito stravolgimenti, neanche a livello gestionale. Nel 2017 l’allora Assessore alla Cultura Franco Colombo lanciò un’iniziativa che mi trova in completa sintonia, ossi l’inserimento del suo restauro nella serie di interventi legati all’art bonus, strumento varato dall’allora governo per agevolare il mecenatismo grazie a sensibili sgravi fiscali. I lavori ammontavano a 14.000 euro, ben poca cosa considerato che abbiamo appena terminato un ben piu’ complesso restauro della Basilica, eppure, ancora oggi, se guardate la rendicontazione sul sito ministeriale, vedrete che la raccolta ammonta a 0 euro. Possiamo quindi dire che l’idea era ottima, l’attuazione decisamente meno. Cose che succedono.

Ad oggi la Colombera non è visitabile se non in occasione di eventi piu’ ampi.  Che fare?

La sua posizione non facilita l’incontro “occasionale” ed il suo essere sganciato da altri complessi in zona rende effettivamente difficile rendere continuativa la sua apertura. Personalmente vedo tre strade privilegiate e potenzialmente coabitanti.

  1. La prima è strettamente connessa al rilancio del Sutermeister. Inserendo la Colombera in eventi mensili si potrebbe iniziare a promuovere l’edificio senza generare eccessivi carichi di lavoro o richieste ai volontari.
  2. Altra possibilità sarebbe quella di organizzazione di piccoli eventi culturali estivi in sua prossimità. Considerata la densità abitativa elevata e la conformazione dell’area, ovviamente non si parla di grandi concerti, ma di piccoli eventi teatrali o musicali.
  3. La terza strada, quella maestra, in realtà, è una spesa di poche centinaia di euro per dei cartelli che da Piazza San Magno lungo Corso Garibaldi possano condurre le persone in quel luogo. Promuovere un percorso cittadino breve che interessi il Palazzo Leone da Perego/ Palazzo di Ottone – Basilica di San Magno – Colombera – Sutermeister. 1km di percorso urbano ad alta densità artistica segnata anche da gradevoli zone commerciali.

Come ho detto poco fa, la soluzione non è semplice, ma credo sia indispensabile avviare una riflessione su questo bene storico di cui possiamo andare tutti fieri.