Una falcata che più si allunga, più accorcia la storia.

Oggi vi presento l’articolo scritto per Polis nell’ultima settimana di Palio. Emozioni a caldo per questo Palio indimenticabile.

Mi metto alla tastiera per questo articolo all’alba dell’ultima settimana che ci divide dal Palio.

Qualche giorno e vedremo le strade riempirsi per guardare il Carosello storico, i quasi 2300 figuranti ed i buoi varcare le porte del Campo al Mari, l’Alberto da Giussano a spada levata, il canapo toccare terra e poi il fragore di ottomila urla e pura adrenalina.

C’è magia nel Palio di Legnano, qualcosa che sa inevitabilmente di antico e che affonda in quel 1176. Uno strano cocktail di razionalità, così ben rappresentata dai preziosi abiti delle Contrade, ed emozione pura, irrazionalità, adrenalina, paura, sconforto ed esultanza. Un anno in pochi secondi, una falcata che più si allunga, più accorcia un frammento di storia.

Siamo al secondo anno di Palio firmato Fondazione. Molto è cambiato, molto cambierà, ma questa scintilla regna sovrana ed indirizza menti e cuori di tutti.

Lo scorso anno nasceva la Fondazione, un’istituzione sognata, progettata, variata e poi partorita. Nasceva a due mesi dal Palio. Come spesso ha ricordato il Supremo Magistrato, sulla carta una follia. Eppure, quella strana alchimia paliesca, quella sottile follia che ci lega tutti ad una manifestazione che fa parte della carne di ogni legnanese, ha fatto il piccolo miracolo. E così abbiamo celebrato una prima edizione da record. Dopo la troppo lunga parentesi del Covid, Legnano aveva voglia di riprendersi la sua Piazza, le sue vie, il suo stadio. Di gridare fino a perdere la voce. E sotto sotto, anche i purosangue avevano voglia di battere con tutta la forza dei loro muscoli i ferri sulla sabbia di Legnano. Perché non è da tutti entrare in pista a Legnano e credo che lo sappiano anche loro.

Dopo una prima edizione “test”, in Fondazione abbiamo fatto valere un principio che aveva così ben sintetizzato il nostro past Presidente del Consiglio Draghi: si parla per dire quello che si è fatto, non quello che si intende fare. Per gli uomini della comunicazione, come me, un piccolo flagello ma anche grande insegnamento.

Ebbene sì, perché in un’era di annunci insussistenti, il silenzio fa notizia. Eccome se lo fa: alimenta voci, ipotesi, elucubrazioni. Ho visto teorie andare più veloci dei nostri cavalli mentre noi tutti, in Fondazione, disegnavamo il Palio 2023.

Il processo creativo della Fondazione non è una comunicazione ad una via, tutt’altro. Ci sono regole, organismi e magistrati. C’è un dialogo da costruire ed una riflessione da condividere.

Una cosa che il Consiglio ha sempre avuto chiaro, e con lui anche i “tecnici” come me, è che quando appoggi la punta della matita sul foglio del Palio, ti devi ricordare che stai scrivendo e disegnando su pregresse opere d’arte; quindi, stai ben attento a non nascondere un capolavoro con un’opera mediocre, o non te lo perdonerai.

Il Palio della Fondazione nasce da un retaggio importante, da una storia forte fatta di confronti accesi e sudore, quindi, seppure razionale, come si confà ad un’istituzione che vuole essere aziendale, non può rischiare di rovinare la magia.

Certo, ma può e deve fare affiorare aspetti dimenticati e contribuire ad arricchire il quadro.

A tutti noi è parso subito lapalissiano che il Palio legnanese ha delle peculiarità che non possiamo trovare altrove. Non ce ne vogliano le altre rispettabilissime iniziative, ma il Carosello del nostro Palio, costruito con decenni di sacrifici e lavoro, è un momento che non teme niente e nessuno. E questo orgoglio deve palesarsi, deve uscire dalle mura cittadine e deve farsi scoprire. Di qui, un’impostazione fortemente culturale della programmazione della Fondazione. Fare conoscere la complessità, mettere sotto gli occhi di tutti la bellezza, cui siamo sempre meno avvezzi. Fare nascere, anche grazie ad una analisi accorta dei “big data” che i nostri social ci restituiscono, nelle menti delle persone la voglia di venire a Legnano a scoprire “l’altro Palio”, il capolavoro di cultura.

Fare muovere le persone, (e creare indotto), per ammirare ed ascoltare. E’ il caso della mostra Visti da Vicino, che con i suoi tre diversi allestimenti nel corso di un intero anno, allarga enormemente la finestra d’azione del maggio legnanese. A rafforzare questi intenti, il Festival “La storia tra le righe” che, nell’anno inaugurale, ha già saputo richiamare da tutto il nord Italia migliaia di appassionati di letteratura storica. È proprio questo uno dei nodi fondamentali: creare un intero ambiente organizzativo e culturale capace di mettere in atto iniziative durante tutto l’anno, promuovendo l’immagine del Palio e quello della nostra città.

Contestualmente affinare sempre più l’organizzazione della manifestazione raccontandola in modo efficace ed innovativo, cercando di “mettere in immagine” l’eleganza e raffinatezza, ma facendo anche, e soprattutto, comprendere che a Legnano nulla è casuale, ma è sempre frutto di una riflessione approfondita ed allargata ad Università e ricercatori.

L’approccio metodico e standardizzato consentirà ai nostri partner di avere un sempre più chiaro punto di caduta ed un riscontro degli effetti della loro generosità, spronandoli ad essere sempre vicini e convinti nell’esserlo. E questo, nel medio termine, consentirà maggiori investimenti e solidità per la manifestazione.

Le sfide che attendono il nostro Palio sono tante e grandi. La Fondazione è lo strumento eccellente per mettere in atto strategie complesse e di ampio respiro. Il tutto, nel rispetto del nostro passato, della cifra del nostro Palio e della sua innata magia.

Foto 2022 di Francesco Morello / Soggetto Alberto da Giussano (Riccardo Croci)