Il Teatro Tirinnanzi, una riflessione ineludibile

Riprendo, a carattere personale, un argomento a me particolarmente caro e, conseguentemente linea di mandato consiliare già presentata, ossia la Cultura.

Lo faccio per parlare di un tema molto specifico e delicato che, a mio avviso, necessita di una profonda riflessione e rimodulazione.

Grazie al preziosissimo impegno sociale della Famiglia Tirinnanzi, Legnano si è arricchita di un Teatro davvero magnifico, dotato di un dimensionamento intermedio tra il piccolo Ratti ed il monumentale Galleria.

Il Tirinnanzi è da subito diventato il salotto di Legnano, il luogo in cui l’Amministrazione poteva mettere in scena proposte di alto profilo culturale.

La sua inaugurazione del 2016, nel corso dell’Amministrazione Centinaio ed alla presenza di uno dei principali artefici, ossia il compianto Lorenzo Vitali, fu un bellissimo momento di unità di intenti. Unità che si perse a breve per lasciare spazio, come spesso accade in Italia a scelte estemporanee e repentini cambi di rotta.

L’Amministrazione Centinaio scelse di affidare ad una propria partecipata, CSBNO per l’appunto, di cui ero vicepresidente, la gestione dell’intera struttura e dell’annessa stagione teatrale. Ricordiamo che, qualche anno prima, il progetto Scenaperta – Circuito Spettacolo dal Vivo riconosciuto da Regione Lombardia ed ex Metropòlo della Provincia di Milano – era, a livello gestionale, passato dal Comune a Csbno per fare fronte piu’ agevolmente ai vari vincoli del Patto di Stabilità.

Questa soluzione aveva innumerevoli vantaggi:

  • Operando per il tramite di una partecipata, l’Ac manteneva il pieno controllo della struttura e della sua programmazione.
  • Scenaperta, iniziativa ultradecennale realizzata in rete con altre municipalità, traeva nuova linfa ottenendo un notevole slancio per la programmazione del cuore del Circuito Teatrale proprio nel comune capofila e facendo del Tirinnanzi la casa per diversi generi di programmazione e le diverse anime della città
  • La programmazione culturale era fortemente specifica e coordinata per non andare a detrimento di quanto proposto da privati (Galleria si è storicamente posizionato piu’ su Concerti e ottimi spettacoli leggeri, piuttosto che di prosa)

I dati dei primi due anni di gestione sono stati davvero esaltanti con indici di saturazione di sala mai visti nell’ultimo lustro, nonostante i quasi 600 posti di capienza.

Tutti contenti, quindi?  Forse, o meglio, forse no. Ebbene sì, perché l’allora Amministrazione Centinaio, che aveva assunto un orientamento ineccepibile, non ebbe mai il coraggio di fare un passo avanti solido, ossia procedere, come garantito dalla norma in materia di partecipate, ad una assegnazione pluriennale a Csbno (o qualsiasi altra propria società) della gestione. Questo ha costretto a operare per anni con un corto respiro, senza poter programmare adeguatamente l’evoluzione delle stagioni. Nonostante ciò, come detto pocanzi, i numeri erano davvero lusinghieri.

Cambia l’Amministrazione e cambiano anche gli orientamenti. Dopo un primo anno di prosecuzione, l’Ac decide di andare a Bando pubblico per sondare il mercato e vedere se sussitano margini di efficientamento e riduzione della spesa. Al bando partecipano tre soggetti: il Teatro Galleria che poi si ritira; CSBNO/Scenaperta insieme al Teatro Stabile di Brescia (secondo Stabile lombardo, riconosciuto dal Ministero come TRIC  “Teatro Regionale di Importanza Culturale”) e Melarido srl. Il primo dei due rimasti in gara, presenta una proposta articolata in una stagione di prosa trainante sulla scia della tradizione accompagnata da rassegne di diversi generi anche musicali e con una prospettiva di sviluppo in rete. Il secondo con un’offerta evidentemente piu’ “leggera”. Vince Melarido.

Ovviamente, da soggetto, allora, coinvolto, non entro nel merito dell’esito per evitare la classica critica da Fedro, e ne pieno rispetto dell’operato della Commissione giudicatrice, ma non posso che rilevare che:

  • Il nuovo gestore è un privato e come tale deve minimamente marginare
  • La stagione, molto leggera e indefinita, spesso si scontra con la programmazione del  Galleria che, però, ha spalle decisamente piu’ forti ed un maggiore radicamento territoriale (chapeau!)

I costi in apparenza si limano, ma il reale potere di trattativa del Comune si assottiglia maggiormente. Impossibile imporre al nuovo gestore  scelte che rischiano di essere antieconomiche (tra un Pirandello o uno Schnitzlered e uno spettacolo di Maria Grazia Cucinotta, i primi sono generalmente a rischio…)

Credo sia ora di tornare a porci la domanda circa la bontà di quella scelta. Anche perché, l’allora bando mise insieme la gestione della struttura e la programmazione culturale determinando un sostanziale svuotamento di Scenaperta dopo decenni di buon servizio, non certo “effetto collaterale” ma errore a mio avviso gravissimo.

La gestione diretta del teatro da parte del Comune è strada sostanzialmente non percorribile dati i mille problemi burocratici che questo porta con sé, ma la gestione in-diretta, mediata dalle partecipate comunali è prevista ed incentivata dalla norma e rappresenta lo strumento piu’ dinamico possibile.

Per dirla alla Zaia, “pensateci un po’ su”…

Immagine de “il Giorno”