Con l’adozione del nuovo Statuto e la sua piena attuazione mediante il rinnovo delle cariche, Csbno ha finalmente avviato un nuovo corso.
Siamo finalmente pronti a fare il passo avanti verso il sistema culturale integrato che gli Amministratori ci hanno chiesto di essere e molti processi sono già in corso. Occorre adesso darsi degli obiettivi alti.
Se 20 anni fa i Fondatori sono stati capaci di una visione a lungo termine, oggi non possiamo essere meno lungimiranti e, termine ricorrente nei nostri corridoi, visionari.
Dobbiamo innanzitutto riconoscere che in Italia la Cultura è un’entità così permeante da avere confini non netti né tantomeno fissi.
Pensiamo al mondo produttivo, all’Impresa. L’approccio italiano alla produzione e progettazione dei beni è peculiare ed unico. Non è un processo stereotipato e seriale, ma è sempre estrinsecazione ed emanazione di una storia che abbiamo –più o meno consapevolmente– nel sangue. Per questo un prodotto “made in Italy” è diverso da qualsiasi altro. Non perché sia necessariamente “fatto” meglio, ma perché ha delle peculiarità ideative che sono emanazione della nostra Cultura di popolo. Ed ecco quindi che non è pensabile, per esempio, parlare di Impresa senza parlare di Cultura.
In tempi passati è esistita una pesante dicotomia tra il mondo della produzione e quello ovattato ideatorio. Quasi non si volesse riconoscere snobisticamente il fortissimo nesso esistente tra delle mani callose, tra un truciolo di legno, ed il pensiero.
Tutto ciò appare sempre più assurdo e sono fermamente convinto che lo sviluppo del nostro Paese e, soprattutto, il benessere delle persone non possa più passare da questo tipo di visioni vetuste.
Un sistema culturale vero dialoga con imprenditori e imprese. Assiste ed entra negli snodi dei processi aziendali, aiuta a creare il substrato indispensabile di benessere che è conditio sine qua non del “ben operare”.
Un sistema culturale vero si sporca le mani e costruisce ponti.
Questa è, a mio modo di vedere, una sfida da portare avanti nei prossimi anni.
