Il mio incontro con Rotary è stato quasi casuale. Ne conoscevo l’esistenza, come tutti, ma era qualcosa di lontano e non ben definito.
Tutto cambiò durante il Restauro della Basilica di San Magno, avendo avuto il piacere di essere membro del Comitato. In tutti trovai uno spirito di servizio che condividevo pienamente e che mi sorprendeva per la disponibilità che induceva a mettere da parte le proprie attività, i propri interessi, per “fare”.
Capii solo dopo come questo spirito era stato ben riassunto da un uomo nato nel 1868 nel Wisconsin: Paul Harris.
“Service above self”. Servire al di sopra di ogni interesse personale. Tre parole a dimostrare a gente logorroica come me, che non serve parlare per ore.
Fu così che iniziò l’avvicinamento.
Ricordo una chiacchierata con l’uomo che poi sarà il mio socio presentatore, Luca Roveda, ed una sua frase, anche in questo caso quantomai sintetica, con la quale mi disegnò Rotary: “Rotary è un amplificatore di bene pazzesco!”.
Credo che poi abbia detto altro, ma quella frase mi colpì talmente tanto, che non ascoltai molto altro. Scusami, caro Luca!
Un periodo di friendship tormentato dalla nascente pandemia di Covid e poi, in quel di Gavi, la mia spillatura in occasione del passaggio di consegne tra Ambrogio Castelli e Carlo Mescieri.
Tutto bello, ma il Rotary lo scopri solo se lo vivi. Non è l’annodarsi bene la cravatta il giovedì per andare alla Conviviale.
E’ essere contento di andare a trovare degli amici.
E’ alzare il telefono per chiamare il tuo Presidente quando, durante una riunione, un viaggio in macchina o una chiacchierata, ti viene in mente che potresti, potremo, fare la differenza.
E’, durante una conviviale, chiedersi come potresti essere utile in un progetto di club.
E’ ricordarsi che non si è mai soli e che in un club ci sarà sempre una persona che avrà un buon consiglio quando tu sbatti la testa alla presa coi tuoi primi service.
E’, perché no, divertirsi nel fare del bene.
Meno male che quel giorno in cui Giuseppe mi chiese la disponibilità ad essere presidente della Commissione Progetti e Comunicazione, non ascoltai la mia paura e dissi sì. Non avrei scoperto Rotary, non avrei aperto le porte a tante persone eccezionali e, forse, oggi mi sarei stancato di farmi il nodo alla cravatta il giovedì sera.
Una Paul Harris Fellow a due anni dall’ingresso nel club non è un riconoscimento ad un socio, ma un investimento di fiducia ed affetto che un club compie.
Grazie, Giuseppe.
Paul Harris al Merito AR21/22.
Motivazione:
Ferravante: “ socio da pochi anni ha saputo incarnare da subito lo spirito rotariano. In sintonia con me fin da subito, il suo impegno è stato semplicemente eccezionale ed è diventato il fulcro della comunicazione. Ha cambiato il modo con il quale il nostro Club è visto dall’esterno e credo anche al suo interno. Ha fatto un grande lavoro di comunicazione esterna per fare conoscere di più quello che il Rotary fa nei confronti della collettività e interna per aggiornare i soci su quello che il Club compie e le decisioni prese. E’ un elemento indispensabile di coinvolgimento per tutti.”